» Perchè il nostro sogno giace in rovina

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»1000MeereWeit•°•.•°•
view post Posted on 8/5/2009, 10:25




Toglietemi tutto ma non le fan fiction!!
Bene, vorrei proporvi l'ultima che sto scrivendo e che sta andando molto bene *-*
Letta e commentata da molte persone, anche che non se ne intendono o comunque a cui non piacciono i protagonisti. Questo mi fa piacere, molto piacere! E spero che piacerà anche a voi^^
Ovviamente non voglio che leggiate per forza, non voglio obbligarvi a commentare o a farlo positivamente! Sono accettate tutte le critiche -positive e negative- sperando che siano proprio esse a farmi capire gli errori per poi crescere e migliorare.
Detto questo, credo di non aver dimenticato nulla, vi lascio alla lettura del primo capitolo!
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Capitolo 1 ~ Qualche piccola novità



Piccolo appartamento alle porte di Bologna, molto più a nord della città.
La sveglia cominciò a suonare. Segnava già le sei e mezza. Dopo una notte passata insonne, per l’ennesima volta, le sei e mezza arrivarono subito.
La stanza era ancora buia, nel letto affianco un ammasso di ossa umane e carne era riuscito a dormire fin troppo serenamente. Mi dava le spalle, le lenzuola erano tutte per terra, in più era senza pigiama. Mio fratello.
Mugolai qualcosa, tastai sulla mensola sopra di me in cerca del cellulare per spegnere quel maledetto suono assordante e dopo essermi allungata più del dovuto mi alzai definitivamente.
In bagno, restai immobile davanti allo specchio, con le mani appoggiate sul bordo del lavandino fissai la mia immagine ancora sonnolente. Quasi mi scappava un sorriso vedendomi in quello stato. Capelli scompigliati, occhi gonfi ancora chiusi per metà e pigiama invernale già dalle prima settimane di settembre.
Le prime settimane di settembre. Quella frase mi risuonò nella testa per almeno un minuto, quando poi realizzai. Seconda settimana di settembre. Lunedì. Se mi ero alzata così presto e così stanca un motivo sicuramente c’era.
L’estate era giunta al termine. La routine di un lungo inverno era appena iniziata. Primo giorno di terza superiore.
Sempre e comunque insieme alla mia migliore amica, la Giò. Stranamente, eravamo riuscite a passare l’estate sui libri, stando attente a non perdere il divertimento però. E con un pizzico di fortuna in più, siamo riuscite anche a passare gli esami per i debiti.
Diciamo che la nostra è stata un’estate davvero piena. Fantastica, per dirla tutta. Innanzitutto perché, per la prima volta l’ho portata a Mirabilandia. E come potersi dimenticare del 3 agosto? Malgrado uno dei giochi più attraenti del parco fosse chiuso, il Katun, abbiamo avuto comunque modo di divertirci. Prima di tutto, grazie al bel ragazzo del Rio Bravo, di cui ancora siamo in cerca, e poi a seguire per tutto il resto!
Facciamo passare a malapena un mese, e di nuovo siamo lì. Senza il ragazzo del Rio, ma con il Katun. Non possiamo però paragonare le due giornate, mi sembra giusto. Si, sono state entrambi fantastiche ma diverse. Grazie anche ad Andrea, ,il mio stuntman bellissimo!
Questa volta il sorriso scappò seriamente. Scossi un po’ la testa, poi cominciai a lavarmi. Quando furono le sette chiamai anche mio fratello. Era davvero impossibile prepararsi in due in un bagno così piccolo. Ma con parecchia forza di volontà, per le sette e mezza eravamo fuori di casa.
Fuori dal cancello le nostre strade si divisero. Lui andò alla fermata del pullman comunale, che lo avrebbe portato direttamente a scuola, io invece alla fermata dell’autobus che prendono tutti, purtroppo.
Si, odiavo talmente tanto gli autobus che ogni volta che dovevo prenderne uno quasi mi sentivo male. Mi dava fastidio primo perché era chiuso, troppo stretto, e come se non bastasse a complicare tutto c’erano anche le persone. Il più delle volte gente straniera, ma si doveva stare comunque attenti a tutti, senza alcuna eccezione. Ogni volta mi si stringeva lo stomaco e mi veniva un senso di nausea. Per fortuna il tragitto durava neanche dieci minuti.
Mi sentii subito meglio quando le porte si aprirono, respirai aria fresca e miei piedi toccarono finalmente terra. Come d’accordo, aspettai la Giò lì davanti. Arrivò appena cinque minuti dopo.
G “ciao gemeeee!!!”
I “ciao gemeeee!!! Dio da quanto tempo eh!”
G “mamma veramente…nemmeno un giorno eh!!”
I “uhauha ma si ma si daaai!!”
Non facemmo altro che parlare, mentre giungevamo davanti a scuola.
Di lì a poco lo spiazzo dentro il cancello si era riempito. Vecchie amiche ci salutarono, ci abbracciarono, ci baciarono. Altre invece, semplicemente si limitarono a guardarci male.
G “sarà un altro anno pesante…”
I “si…mi sa anche tanto!”
G “però già in terza…pensa, se tutti gli altri anni passano così velocemente come quelli precedenti…ne mancano solo due!”
I “con questo tre…”
G “questo è già iniziato…non conta!”
I “ahah…allora ok! Oddio non vedo l’ora!”
G “siamo in due…”
Ero anche felice di essere di nuovo lì, avevo rivisto tutte le mie amiche, e poi c’era quel senso di…di adrenalina ecco! Qualcosa che mi spingeva ad andare più volentieri, ad entrare in quella classe e affrontare una volta per tutte coloro che non mi avevano permesso di vivere la mia adolescenza, così come volevo!
G “bè…è giunto il momento!”
I “addio vacanze! Addio mondo esterno allo studio…ci rivediamo l’anno prossimo!”
G “posso cadere da ste scale, no?”
I “ma si…rompiamoci una gamba già da subito…”
G “bè almeno la prima settimana ce la facciamo a casa…”
I “proprio la più bella?”
G “la più bella è quella alla fine…”
I “si, l’anno scorso poi proprio stupenda, sai?”
G “ma si ma si ma siiii!!”
I “tre quarti d’ora per fare quattro scalini eh…renditi conto!”
G “e cosa vuoi mai che sia? Adesso ci mettiamo altri tre quarti d’ora per arrivare in classe…”
I “non male come idea…ma sai, io me lo sento che qualcosa…quest’anno cambierà eh!”
G “siii…diventeremo noi le più importanti!”
I “mèèè!! Ma ti immagini seriamente???”
Ridemmo diabolicamente mentre entravamo in classe e prendevamo posto. I soliti due. Fila centrale, i due banchi in seconda fila, lasciando così quelli attaccati alla cattedra vuoti.
G “bene, cominciamo!” tirò fuori il diario sbattendolo sul banco mentre la prof di tedesco entrava in aula.
I “ossì…ora ti do il mio eh!” tirai fuori il mio diario e lo posai sul banco della mia vicina.
G “al lavoro!”
Durante l’appello disegnammo, scrivemmo, scarabocchiammo sul diario dell’altra, poi cominciò ufficialmente la lezione. La prof ci fece descrivere le nostre vacanze, in tedesco ovviamente. Noi raccontammo più o meno la stessa cosa.
Era quasi la fine dell’ora, improvvisamente bussarono alla porta.
G “OH!!” saltò in aria e si girò verso la porta. Io scoppiai a ridere.
Prof “avanti…” la porta si aprì.
Bidella “prof, sono arrivati…”
I “arrivati chi ohè??”
Prof “li faccia entrare…”
***

Preparatevi perchè i miei capitoli finiscono tutti così XD
 
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»1000MeereWeit•°•.•°•
view post Posted on 30/5/2009, 12:38




Capitolo 2: Cominciamo bene

G “magari adesso entra…un bel figone!”
I “ma si, perché solo uno? Fai ben due su…”
Bidella “ok…prego, ragazzi!” la signora si fece indietro e salutandoci se ne andò.
In compenso però, ci lasciò una sorpresa.
I “e questi??”
Dentro l’aula entrarono proprio due ragazzi. Alti e slanciati, fisico a quanto pare perfetto. Perfetti erano anche i loro volti, giovani, poco più grandi di noi. Contemporaneamente tutta la classe si girò a guardarli, sbalordita da quella vista inaspettata. Erano diversi, in aspetto e abbigliamento, ma avevano un qualcosa in comune. Qualcosa che dovevo scoprire. Restai affascinata dalla scioltezza con cui il primo ragazzo entrò nella nuova aula. Era un tipo…sicuro di sé, si potrebbe dire. Camminata sicura, un po’ bizzarra per colpa dei pantaloni troppo larghi. Maglietta altrettanto larga, capelli rasta, cappellino in testa e un magnifico e notevole piercing sulla sinistra del labbro inferiore. Mi colpirono molto anche gli occhi, nonostante sembrasse un duro, i suoi occhi, la sua espressione era dolce, quasi un bambino.
L’amico, che non voleva saperne di lasciarlo, gli era sempre dietro, era totalmente differente. Era poco più alto, i vestiti erano più stretti, di sicuro non seguiva la moda di quel tempo. I jeans scuri gli si aderivano perfettamente alle gambe, era davvero magro! Anche la maglietta, corta da scoprire leggermente il bordo nero dei boxer, mostrava perfettamente la forma del petto. Pochi addominali altrettanto poco scolpiti. In lui però mi colpì soprattutto il viso, l’intera parte superiore anzi. Prima cosa, era truccato. Come poteva un così bel ragazzo truccarsi? Forse era proprio quello a renderlo bello. E i capelli. Lunghi, neri. Completamenti neri corvino e sparati in alto. Qui provai anche un pizzico di invidia. Tutte le mattine passavo minimo mezz’ora davanti allo specchio per cotonarmi i capelli e dopo pochi minuti erano già sciupati. I suoi invece no, stavano dritti in aria, perfetti, come se fuori non soffiasse vento, come se la forza di gravità intorno a lui non esistesse. Niente che facesse cadere i capelli sulle spalle.
Descrizione decisamente molto più complicata la sua, ma erano veramente entrambi perfetti.
G “qui…si alzerà una bella guerra tra tutte noi!” mi sussurrò all’orecchio, una volta che i due ragazzi ebbero preso posto davanti a noi.
I “già…ma non voglio cominciare ad illudermi…due così…non mi guarderanno mai!”
G “appunto…cominciamo a lasciar perdere già da adesso…e staremo meglio!”
I “condivido perfettamente…”
Il nostro discorso fu interrotto dalla prof che cominciò a parlare in tedesco. Per tutta risposta, i due ragazzi cominciarono a parlare la stessa lingua…Perfettamente! Quasi fossero originari delle terre alte.
G “ok…questi hanno qualcosa nel dna che…sono troppo perfetti! Anche il tedesco sanno alla perfezione!”
I “mamma…hey guarda lì…” smisi di mangiarmi la matita e sempre con essa indicai il fondo schiena del ragazzo truccato, seduto di fronte alla Giò.
G “cosa?” si sporse un po’. “ullallà…cominciamo bene!”
I “era ora che si desse una svolta a questa vita!”
G “alt…stiamo sprofondando di nuovo…non lasciamoci mettere i piedi in testa da quei due!”
I “no, non ne vale la pena…torniamo ai nostri diari…visto che sono alti e possono coprirci alla perfezione!”
G “BASTA con quella parola!!”
I “scusa…”
La prof tornò a parlare in italiano “bene ragazzi…loro sono Bill…” indicando il tipo truccato “…e Tom!” indicando il rasta, di fronte a me “…sono originari della Germania…”
G “te lo avevo detto!”
Prof “…e sono qui in Italia da poco…giugno, se non sbaglio…”
T “esatto!!”
I “sa anche l’italiano!!”
G “perfetti…” ripeté ormai in coma, con la guancia appoggiata su una mano e la matita in bocca.
I “smettila di sbavare…non ne vale!”
G “ok…” sbuffando si tirò su.
Concentrarsi per il resto della lezione fu difficile. Tutte noi ragazze, 20 su 24 alunni, eravamo interessate solo ai due nuovi arrivati. Per fortuna erano nei posti più avanti, se no avremmo rischiato di farci venire il torcicollo per guardarli.
Due ore di tedesco al lunedì mattina…Impossibili!
Terza ora, inglese.
I “non si può cominciare l’anno così…mi rifiuto!”
G “ed è già quiiiii!!!”
I “che palle…” ormai, da tre ore eravamo lì dentro, avremmo sbuffato si e no un decina di volte.
Anche qui, la prof di inglese parlò con Bill e Tom poi cominciammo a correggere i compiti estivi.
G “ci hai fatto caso?” mi disse quando la campana della ricreazione suonò “…quando si correggono i compiti le ore passano più velocemente!”
I “eh si allora stiamo tutti i giorni a fare compiti così le ore passano più in fretta!”
G “NO!” scoppiammo a ridere tanto da attirare l’attenzione dei due ragazzi che si girarono.
Non ebbero il tempo di aprir bocca, metà classe li aveva circondati e riempiti di domande su domande.
I “sshh…origliamo!”
B “si, siamo di Magdeburgo…”
G “interessante…”
Altre domande.
T “no no…siamo più che migliori amici!”
I “fidanzati!”
G “ma che dici, scema!!”
T “siamo gemelli…”
I “oppala!! Te l’avevo detto che qualcosa in comune lo avevano…”
Altre domande a non finire.
T “abbiamo 19 anni…da due settimane!”
Qui gli auguri, in ritardo.
B “ma siamo stati bocciati due volte…chi prima e chi dopo…poi ci siamo trasferiti…volevano farci ricominciare da zero…ma visto che l’indirizzo in Germania era più o meno lo stesso…abbiamo deciso che è stato meglio proseguire così…”
Mamma mia quanto parlava! Affatto, non era così timido come sembrava.
Un quarto d’ora di ricreazione non bastò per tutte le domande. Quarta ora, matematica.
I “Dio che schifo di lunedì!”
G “troppo…per fortuna…abbiamo cambiato prof!”
Un’altra donna. Parlò anche lei con i gemelli, poi subito a correggere i compiti. Ritirò direttamente i nostri lavori, li avrebbe guardati con calma. Per occupare l’ultima mezz’ora cominciò il nuovo programma.
I “non si può…non si può! Lezione già dal primo giorno…”
Prof “hey, lì dietro…” si sporse un po’, guardando tra Bill e Tom. “…silenzio per favore!” si girò, tornando a scrivere alla lavagna.
I “sento che anche quest’anno…con la matematica ci litigherò parecchio!”
G “sta buona per favore…hey!!” si sdraiò praticamente sul banco per arrivare a toccare la spalla di Bill con la matita. Lui si girò.
B “che c’è?” chiese gentilmente.
G “potresti spostarti un attimo? Sai…” fece un gesto sopra la sua testa che stava ad indicare la folta chioma del ragazzo “…non vedo!” gli sorrise.
B “uh certo…scusa!” si spostò un po’ in fuori così che la Giò poté finire di copiare.
G “grazie…” disse quando ebbe finito.
Bill tornò composto, come lo era prima.
Quinta e sesta ora, italiano.
I “giuro che mi suicido!!”
G “se vuoi…ti do anche il mio polso!”
I “con piacere…tu il mio e io il tuo…”
G “tra cinque minuti in bagno?”
I “si…hai delle forbici?”
B “ma che state dicendo?” si voltò di scatto.
G “ops…ehm…niente…solite cavolate!” si girò cercando il mio sguardo rassicurante, stava per scoppiare a ridere. Quando la guardai, per fortuna Bill si era voltato, non riuscimmo a trattenerci. Ci ridemmo in faccia.
Si può dire che la prof di italiano, una volta attaccata la pezza non te la togli più. Cominciò a parlare. Di tutto! I nuovi compagni, il nuovo anno, il nuovo programma, i compiti. Insomma, per un’ora bella e buona, se non dieci minuti in più andando ad occhio, restai a fare le radici sotto al mio stesso banco.
L’occhio sbagliò. La campana suonò quando la prof ancora stava parlando.
I “è incredibile come questa donna sappia farti passare due ore senza fare niente!” mentre facevamo gli zaini.
G “fossero così tutte le sue ore…no, solo quelle del primo giorno!”
I “ma si…da domani comincia la solita palla!”
G “non mi ci far pensare!” si mise lo zaino in spalle.
I “no no…fino a domani, con la scuola ho chiuso! Da domani poi si vedrà…” mi infilai anche io lo zaino in spalle.
Uscendo, si poteva notare di come metà aula fosse vuota. Tutte dai gemelli Kaulitz.
I “cos’hanno poi di speciale…”
G “lo abbiamo ripetuto tutta mattina! Sono perfetti…”
I “si ok…ma li guardi e bona! Non stai ad attaccare la pezza ogni volta che puoi…”
T “HEY!!” gridò dalla soglia della porta riprendendo fiato.
I “questo è pazzo!”
T “aspetta…” ci raggiunse, mettendosi al mio fianco.
I “dimmi…”
G “tuo fratello?”
T “appena riesce a liberarsi da quelle galline…arriva!”
B “eccomi! Mamma mia…quelle sono assatanate proprio!” andò al fianco della Giò.
I “avevano bisogno di rifarsi un po’ gli occhi…dimmi…” mi sentivo appena un po’ di sguardi puntati addosso.
“Com’è possibile che abbiano cercato di scavarsi noi…per andare da loro?” esclamò una della classe.
L’impeccabile amica del cuore “non lo so…ma non la passeranno liscia! Hai visto che bellino Tom?”
“ma no…è più bello Bill!”
Ne arrivò un’altra “no no…Tom! Sicuro…senza ombra di dubbio!”
Le occhiatacce che ci arrivarono erano a dir poco…spaventose!
I “allora…mi vuoi dire che ti prende?” aspettavamo davanti al bagno delle ragazze, la Giò doveva sistemarsi il trucco.
T “ecco…mi chiedevo se…” con italiano poco corretto “…se potevi aiutarmi con la vostra lingua…non ci capisco nulla!”
Come temevo. Cosa potevo dirgli?
I “ehm…si…si, certo ma…una cosa sola…”
T “cosa?”
I “perché…l’hai chiesto a me?”
T “a chi dovevo chiederlo?”
I “non so…in classe abbiamo ragazze molto più carine di me…”
T “ma non gentili…” sfoderò uno dei sorrisi più spettacolari che avessi mai visto.
B “hey Tom, attento a come ti muovi…è solo l’inizio!” non capivo le sue parole.
T “Bill per favore…”
I “eh?”
T “niente…lascialo perdere…”
I “ok…” accennai un sorriso.
G “andiamo?” uscendo dal bagno.
I “si…ragazzi, ci vediamo domani…” ci allontanammo di qualche passo.
T “e per le ripetizioni?” alzò di poco il volume della voce.
Ci pensai su un attimo. “mhm…ci troviamo qui davanti alle 4, ok?”
T “ok…a dopo!”
I “a dopo…” lo salutai con la mano.
G “hai capito…ti sei già guadagnata un appuntamento con il bel tedeschino dai capelli biondi!”
I “ma quale appuntamento! Gli devo insegnare a parlare la nostra lingua…così l’ha chiamata!”
G “e poi…dietro queste cose…si sa cosa si cela sempre…”
I “ma piantala!”
Ridendo, uscimmo da scuola dirette alla fermata del bus. Quando passò, io salii e la Giò proseguì per casa sua.
 
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view post Posted on 30/5/2009, 15:20
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»1000MeereWeit•°•.•°•
view post Posted on 30/5/2009, 19:10




ooook <3
 
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